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Nella sanità privata c’è spazio per le cure psicologiche?

Non tutti gli italiani che soffrono di disturbi psicologici riescono a rivolgersi alla sanità pubblica. Le cliniche private assumono sempre più un ruolo centrale.

Il costo elevato delle prestazioni di psicoterapia rende sempre più difficile curarsi all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. Eppure, un disagio psicologico può avere conseguenze importanti sulla salute generale e sulla vita privata e professionale delle persone. Il settore privato può rappresentare una valida alternativa, tuttavia anche in questo caso i costi senza una polizza sanitaria sono elevati.

Pochi investimenti nella salute mentale dei cittadini

L’impossibilità di curare disturbi mentali o affrontare momenti di difficoltà psicologica è un problema sempre più diffuso, a causa degli elevati costi delle prestazioni di psicoterapia. Secondo il report “Rapporto salute mentale. Analisi dei dati del Sistema Informativo per la Salute Mentale (SISM)” pubblicato nel 2021 dal Ministero della Salute, 728.338 persone con problemi di salute mentale sono state assistite dai servizi specialistici nel corso del 2020. Ma i dati non tengono conto di chi non chiede aiuto, o di chi si rivolge a una clinica privata. Si stima un totale di 4 milioni di persone nel Paese che soffrono di disturbi psichici.

Questi numeri evidenziano quanto sia importante intervenire su tutto il percorso della cura psicologica. “Perché il disturbo mentale è bio-psico-sociale”, spiega lo psichiatra Massimo Cozza, direttore del dipartimento di salute mentale dell’Asl Roma 2, in un’intervista a L’Espresso. Oltre a problematiche di natura biologica, è determinato anche da fattori come l’istruzione, l’inclusione e le relazioni sociali, ed è proprio su questi che occorre intervenire. “Come specialisti abbiamo il compito di avviare i percorsi psicoterapici e psico-farmacologici di riabilitazione, ma tanto sta anche alla capacità di inclusione della società. Servirebbero maggiori risorse per i servizi pubblici per la salute mentale”.

Da oltre vent’anni l’Italia non investe una quota sufficiente del suo budget sanitario per tutelare la salute mentale dei cittadini, nonostante un impegno del 2001 dei presidenti delle Regioni di destinare il 5% dei fondi sanitari regionali per la salute mentale. La media nazionale si attesta intorno al 3%, una cifra ancora insufficiente, soprattutto dopo la pandemia di COVID-19.

La presenza della sanità privata

Un’altra osservazione dello psichiatra Cozza riguarda il ruolo sempre più importante che il settore privato ricopre nel campo delle cure psichiatriche. Se nel Paese ci sono circa 4 milioni di persone che soffrono di disturbi psichiatrici, e almeno 700.000 vengono assistite nei dipartimenti di salute mentale pubblici, non è detto che le rimanenti non vengano seguite da professionisti: molte persone potrebbero rivolgersi direttamente al settore privato per ricevere assistenza, ma non avendo dati disponibili a riguardo è difficile avere un quadro completo sulla situazione.

Anche il bonus psicologo, un sostegno economico rivolto alle persone che hanno bisogno di assistenza psicologica durante la pandemia, si muove nella stessa direzione privatistica: Cozza lo definisce “uno strumento sbagliato che risponde a un’esigenza reale dei cittadini”.

Le 210.000 richieste pervenute ai primi di settembre sono infatti un chiaro segnale dell’enorme domanda di assistenza psicologica nel Paese. Tuttavia, l’alto numero di richieste lascia intendere anche un grave problema di accessibilità. In generale, il bonus psicologo è stato fortemente criticato poiché non incentiva i cittadini a cercare supporto nel settore pubblico, ma li spinge a rivolgersi per l’ennesima volta alle cliniche private.

La crisi psicologica dopo la pandemia

In aggiunta, gli anni di pandemia hanno avuto un impatto significativo sulla salute mentale della popolazione italiana, come dimostrato da uno studio condotto all’inizio del 2021 da un consorzio di ricercatori di ISS, Università di Genova e Pavia e Istituto Mario Negri. Lo studio, che ha coinvolto un campione di oltre 6.000 soggetti, ha evidenziato che oltre il 40% degli italiani ha riportato un incremento dei sintomi ansiosi e depressivi durante il lockdown, con un significativo peggioramento della qualità della vita.

In particolare, la fascia della popolazione che ha subito maggiormente l’incidenza dei disturbi depressivi è stata quella che ha vissuto in prima persona gli effetti del COVID-19, come ad esempio i pazienti contagiati, i loro familiari, gli operatori sanitari e coloro che hanno perso il lavoro a causa della crisi economica e sanitaria.

Il consumo di ansiolitici è aumentato del 20% rispetto al periodo antecedente il lockdown, a dimostrazione di una maggiore richiesta di supporto farmacologico per gestire i sintomi ansiosi e depressivi. Inoltre, lo studio ha evidenziato che le conseguenze a lungo termine sulla salute mentale della popolazione italiana potrebbero essere significative e richiedere interventi futuri da parte del sistema sanitario.

È necessario un investimento maggiore nella creazione di servizi di salute mentale pubblici di alta qualità e facilmente accessibili, anche perché un disagio psicologico può avere ripercussioni su larga scala.

Cure psicologiche nella sanità privata

Non riuscire a curare un disagio psicologico può avere conseguenze sulla salute generale di una persona, ma anche sulla sua vita privata e professionale. In particolare, l’Organizzazione Mondiale della Sanità prevede che entro il 2030 la depressione diventerà la prima causa di assenze dal lavoro. Le aziende non possono ignorare un problema che può incidere sulla produttività e sulla salute mentale dei propri dipendenti.

Negli ultimi anni, il governo italiano ha cercato di intervenire riconoscendo le prestazioni dello psicologo e dello psicoterapeuta come equiparabili a quelle del medico, ma molte persone ancora rinunciano a curarsi a causa dei costi elevati. Ciò dimostra la necessità di un maggior impegno per garantire l’accesso alle cure psicologiche a tutti i cittadini, indipendentemente dalla loro situazione economica.

Il contrasto con il settore privato è lampante. La sanità privata offre una vasta gamma di servizi di psicologia e psicoterapia per adulti, bambini e adolescenti, con colloqui individuali o di gruppo. I professionisti possono essere specializzati in problematiche particolari, come i disturbi dell’umore o lo stress lavorativo, e possono utilizzare diverse tecniche terapeutiche per aiutare le persone. In più, molte cliniche si occupano anche di prevenzione e promozione della salute mentale, e offrono programmi di gestione dello stress e di miglioramento del benessere mentale.

Tuttavia, il settore privato non è esente da criticità. La disponibilità delle cure può variare a seconda del luogo e del contesto in cui ci si trova, in più i costi per accedere alla sanità privata possono essere elevati e quindi non accessibili da tutti.

Misure interessanti in questa direzione sono state prese anche da alcune polizze sanitarie che hanno introdotto nella loro offerta forme di rimborso o copertura per la psicoterapia. Molti italiani già si rivolgono al privato per approfittare dei tanti vantaggi che offre rispetto alla sanità pubblica, tra cui tempi di attesa più brevi, accesso a specialisti e una maggiore scelta di trattamenti. Con un’assicurazione privata talvolta è possibile anche contenere i costi.

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