Il rapporto tra spesa sanitaria e PIL aiuta a comprendere lo stato di salute del Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Per quanto la percezione pubblica oscilli tra ricordi positivi del passato e preoccupazioni per il presente, il confronto con gli altri Paesi dell’Unione Europea, unito ai dati che mostrano una riduzione della spesa sanitaria in proporzione al PIL, solleva interrogativi sulla capacità del SSN di garantire i principi di universalità, equità e solidarietà nel lungo termine.
Cos’è la spesa sanitaria e come si distingue dal Fabbisogno Sanitario Nazionale?
La spesa sanitaria pubblica, valutata a consuntivo, cioè alla fine dell’anno fiscale, si riferisce alla spesa sostenuta negli anni passati dagli enti della Pubblica Amministrazione per soddisfare i bisogni individuali e collettivi della popolazione residente. Questo standard quantitativo e qualitativo corrisponde ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), ovvero quei servizi che il SSN deve assicurare a tutti i cittadini, come ricoveri, cure primarie e farmaci essenziali.
Il Fabbisogno Sanitario Nazionale (FSN), invece, è il budget annuale previsto dalla Legge di Bilancio per finanziare il SSN negli anni a venire. Questo importo, stabilito in base a fattori quali demografia, spesa storica e vincoli di bilancio, viene ripartito tra le Regioni per garantire l’uniformità nell’accesso ai servizi sanitari.
Mentre il FSN rappresenta una previsione di spesa, il consuntivo riflette i costi effettivamente sostenuti. Un disallineamento tra queste due voci può indicare una pianificazione insufficiente o emergenze che hanno richiesto finanziamenti straordinari, come nel caso della pandemia.
Fortunatamente, in passato il Fabbisogno Sanitario Nazionale e il consuntivo, ovvero la spesa sanitaria pubblica effettiva, sono stati simili, con discrepanze minime.
Spesa sanitaria e PIL, un equilibrio precario
Il rapporto tra spesa sanitaria e PIL misura la percentuale della ricchezza nazionale investita nella sanità pubblica. Dal 2020 in poi, questo indicatore mostra un trend decrescente, che mette in dubbio la sostenibilità del SSN.
Secondo i dati del 7° Rapporto GIMBE, che riprendono le previsioni del Piano Strutturale di Bilancio di medio termine (PSB), il rapporto scenderà dal 6,4% nel 2024 al 6,2% nel 2027, ben al di sotto della soglia raccomandata del 7% per mantenere un sistema sanitario efficace.
A livello europeo, anche osservando solo il 2020, anno di massima spesa sanitaria rispetto al PIL, l’Italia è tra i Paesi che investono meno nella sanità pubblica: con un rapporto del 7,3%, si posiziona sotto la media europea dell’8,9% ed è ben lontana da Germania (10,7%), Francia e Regno Unito (10,4%).
Differenza tra percezione pubblica e realtà dei dati
Il sistema sanitario italiano si trova in una posizione ambivalente. Secondo il 21° Rapporto Ospedali&Salute, il 48% degli italiani ha una percezione positiva del servizio sanitario della propria Regione, il 66% si è detto soddisfatto della qualità della prestazione ricevuta e l’89% considera il Servizio sanitario un’istituzione essenziale.
Tuttavia, le criticità non passano inosservate. Durante la presentazione del rapporto, il ministro della Salute Orazio Schillaci ha sottolineato: “Non possiamo ovviamente ignorare le criticità: penso a chi ha affrontato tempi di attesa eccessivamente lunghi, a chi si è imbattuto in liste bloccate”.
Le liste d’attesa emergono infatti come il problema più sentito dagli italiani. Una survey condotta da EngageMinds Hub, Centro di ricerca dell’Università Cattolica, rivela che la maggior parte dei cittadini si dichiarano insoddisfatti dei tempi di attesa per una prima visita (88%), per esami diagnostici specifici o di controllo (85%) e per interventi chirurgici (84%).
A queste difficoltà si sommano altre problematiche: quasi 7 italiani su 10 trovano complicato reperire uno specialista, mentre 5 su 10 lamentano di non riuscire a trovare sempre medici competenti.
La fiducia nel SSN è spaccata a metà, con il 49% della popolazione che ripone piena fiducia nel sistema, mentre il restante 51% esprime il sentimento opposto.